Doveva essere una giornata di grande politica, invece oggi alla Camera dei deputati il varo del taglio del numero dei parlamentari si è consumato trasformismo politico. Il risparmio finanziario sarà di poche decine di milioni di euro e gli italiani all’estero perdono un terzo (18 a 12) dei loro rappresentanti parlamentari.
Nel dibattito parlamentare di ieri e oggi solo dall’Onorevole Vittorio Sgarbi si è levato il no alla riforma costituzionale con l’accusa della classe politica italiana di avere ceduto alla cultura dell’antipolitica. Tutti i partiti invece, quelli nuovi e vecchi, hanno condiviso il drastico taglio di deputati e senatori.
Nessun scontro politico quindi. Doveva essere la bandiera del Movimento 5 Stelle, invece alla Camera dei Deputati tutti i partiti hanno votato a favore della riduzione del numero dei parlamentari da 945 a 600. Non solo i partiti della maggioranza di governo (M5Stelle-Pd-Leu-ItaliaViva), anche quelli di opposizione (Lega-Forza Italia-Fratelli d’Italia).
Così il leader grillino Luigi Di Maio è stato disarmato. Come potrà andare nelle piazze o in tv e rivendicare il taglio dei parlamentari quando tutti i partiti nel corso del dibattito hanno sottolineato di essere stati sempre a favore alla riduzione del numero di deputati e senatori?
L’effetto immediato del provvedimento della riforma costituzionale è la prosecuzione di questo parlamento fino al termine della legislatura fissato per il 2023. Nessun parlamentare, oggi, avrà pensato di voler andare a casa prima di quella data con il rischio di non tornare mai più a sedere su uno scranno di Montecitorio o di Palazzo Madama.
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