Marco Bellocchio torna a raccontare le ferite d’Italia, dopo il rapimento di Aldo Moro e le brigate rosse (Buongiorno, notte – 2003), ne Il Traditore è la volta di Cosa Nostra, del maxiprocesso di Palermo (1986 -1992). Questa volta si sofferma su Tommaso Buscetta – ovvero don Masino, il boss dei due mondi, morto a New York nel 2000 – mafioso, pentito, collaboratore di giustizia, colui che non s’identificava più in Cosa Nostra e che accettò d’incontrare il giudice Giovanni Falcone per vuotare il sacco.
Volle svelare trame oscure, fare luce sull’organizzazione interna di Cosa Nostra, snocciolare nomi di mandanti ed esecutori. Ma il boss don Masino non si considerava un pentito, i traditori, a suo dire, erano gli altri, perché – ripeteva – la vecchia mafia non ammazzava donne e ragazzini.
Il film è stato accolto alla première del Festival di Cannes con tredici minuti di applausi. Sony ne ha acquistato i diritti per la distribuzione negli Stati Uniti.
La pellicola – inoltre – è già stata venduta in oltre venti paesi, in tutto il mondo. Bellocchio che in questi anni si è documentato sulla figura di Tommaso Buscetta, leggendo e parlando con persone che Buscetta lo avevano conosciuto, lo descrive così: “una personalità spiccata, un uomo che non aveva paura di morire, in un certo senso affascinante, ma un duro, un violento che non può certo diventare un esempio perché era un criminale”.
Variety, la bibbia di Hollywood, ha definito l’opera di Bellocchio un dramma onesto e forte e Pierfrancesco Favino, nei panni di Buscetta, mai così bravo. Nelle note di regia, Bellocchio definisce Il Traditore un’opera civile, un film di denuncia sociale che evita retorica e ideologia. Distribuito in Italia da 01 Distribution in 350 copie. Le musiche sono di Nicola Piovani.