Cosa rappresenta per te la musica? Come e quando ti ci sei avvicinato?
La musica per me è una forma di espressione e comunicazione. Mi ci sono avvicinato sin dall’età di 7\8 anni, attratto dai pianobar e dalle feste di piazza, dove vedere chi in quel momento cantava mi suscitava forti emozioni. Verso i 12 anni ho cominciato a registrare per le prime volte in sala incisione e da lì non c’è stato un solo anno dove la musica non abbia fatto parte di me.
Nel tuo nuovo progetto cosa vuoi comunicare al pubblico?
Sicuramente un messaggio di speranza per tutti coloro che si sentono emarginati socialmente e lavorativamente a causa della pandemia. Mi piace ricordare che siamo italiani, un popolo da sempre glorioso ed è bene ricordarsene e quindi di stringere i denti ancora un po’, rispettare il virus ma non lasciandosi prevalere dalla paura.
Quali sono le tue 3 canzoni preferite, all time, del Festival di Sanremo?
Perdere l’amore, Minchia signor tenente e Chiamami ancora amore.
Come si potrebbe rilanciare il mercato discografico della musica?
Sicuramente non guardando solo i numeri su Spotify, perché in quel caso la musica d’autore sicuramente è penalizzata, essendo la piattaforma utilizzata maggiormente dai giovanissimi. Tutelando di più gli autori, e forse anche censurando qualcosina detta di troppo nelle canzoni, anche come temi trattati dove in alcuni casi si inneggia alla violenza o alla droga. Però è un mio umilissimo parere.
Quale sarebbe per te il più grande successo?
Fare un giorno un concerto in uno stadio (magari lo stadio Maradona) e riempirlo sentendo la gente che canta le mie canzoni.