Ora è il Brasile al centro dell’attenzione mondiale. Il più grande paese del Sud America è il focolaio COVID-19 che spaventa l’Organizzazione mondiale della sanità: 1.623.284 casi (65.487 morti), oltre 1.000 ogni 24 ore. La gravità sanitaria in Brasile è segnata dal contagio del suo presidente Jair Bolsonaro che ha sempre considerato il virus un problema di poco conto.
Ad oggi 11.591.595 i casi confermati nel mondo dall’inizio dell’epidemia con 537.859 morti. Una classifica che vede Gli Stati Uniti con 2.923.432 di casi (129.963 morti). Europa con 2.818.611 di casi confermati e 200.740 morti.
Primo Paese in Europa per casi e morti è il Regno Unito: 285.768 casi (44.236 morti) seguito da Italia (241.956 casi e 34.899 morti), Francia (168.335 casi e 29.920 morti) e Spagna (251.789 casi e 28.388 morti).
Il coronavirus sta trovando nuove vittime in tutto il mondo, in bar e ristoranti, uffici, mercati e casinò, dando origine a gruppi spaventosi di infezione che confermano sempre più ciò che molti scienziati hanno detto per mesi: le goccioline del virus restano a lungo sospese nell’aria al chiuso, infettando quelli vicini.
E ieri in una lettera aperta all’Oms pubblicata negli Stati Uniti dal New York Times, 239 scienziati in 32 paesi hanno delineato le prove che dimostrano che particelle più piccole possono infettare le persone e chiedono all’Organizzazione mondiale della sanità di rivedere le sue raccomandazioni. I ricercatori hanno in programma di pubblicare la loro lettera su una rivista scientifica la prossima settimana.
Quindi l’uso delle mascherine al chiuso diventa indispensabile. In Europa lo è ancora di più con l’apertura delle frontiere e la ripresa della libera circolazione delle persone.