Per l’Avvocatura dello Stato non sarà possibile convocare un’ultima assemblea Plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero prima di chiudere la consiliatura. Delusione e amarezza per il Cgie.
Delusione perché per tutti vedersi un’ultima volta, dopo gli anni della pandemia e prima di passare il testimone ai nuovi eletti, sarebbe stato “un atto dovuto”, per fare il punto ma soprattutto valorizzare il lavoro di sei anni; amarezza perché forte, nei consiglieri, è la sensazione che non ci sia stata una reale volontà di ascolto da parte dell’Amministrazione.
Un comune sentire emerso in un confronto online, presieduto dal segretario generale Michele Schiavone, cui ha preso parte l’avvocato Francesco Rossi, che ha rappresentato il Cgie presso l’Avvocatura dello Stato, cui è stato chiesto un parere sulla pronuncia dell’Ufficio giuridico della Farnesina. Al centro del contendere le funzioni e le prerogative del Consiglio generale uscente fino all’insediamento del nuovo.
L’auspicio del Cgie, ha spiegato Schiavone, era quello di “poter continuare a svolgere le sue funzioni nella sua piena titolarità”, utilizzando i fondi disponibili nel capitolo 3131 del Maeci. “Ma la Dgit, applicando il parere dell’ufficio giuridico della Farnesina, ha bloccato le nostre attività in presenza, che comunque per tanti di noi erano sospese dal 2020”. Soprattutto per i colleghi che in questi anni non hanno potuto lasciare il loro paese a causa delle restrizioni sarebbe stato “importante svolgere un’ultima plenaria in presenza, per fare il punto su quanto fatto nella consiliatura”.
Cosa fare nell’immediato? Michele Schiavone ha anticipato che sarà convocato per la prossima settimana il Comitato di presidenza.