La prima domanda che sicuramente molti italiani in Svizzera si pongono è: per cosa saremo a breve chiamati a votare in questa tornata referendaria?
Sono cinque i quesiti referendari, promossi da sindacati, partiti e associazioni su cui saremo chiamate/i ad esprimerci. Cinque referendum popolari per cui in Italia e all’estero, e anche in Svizzera, sono state raccolte 5 milioni di firme. La dignità del lavoro e la dignità della persona sono i due valori chiave che accomunano i cinque quesiti. La dignità del lavoro, perché i primi 4 quesiti referendari, al di là dei tecnicismi di formulazione, chiedono di restituire tutele, sicurezza, stabilità e appunto dignità all’attività lavorativa. In un Paese, come l’Italia, tristemente famoso per le morti bianche e per l’emigrazione occupazionale, rivendicare un lavoro che non sia sinonimo di sfruttamento, precarietà o morte è divenuta un’urgenza non più procrastinabile.
La dignità della persona attraversa in particolare il quinto quesito referendario sulla cittadinanza. Non un regalo, ma il frutto di un processo riuscito, d’inclusione da un lato e d’integrazione dall’altro, raggiungibile solo attraverso una procedura che miri alla semplificazione di un percorso già di per sé complesso. Il quinto quesito referendario ha l’obiettivo di diramare la babele attuale, equiparando l’Italia agli standard degli altri paesi europei in materia di cittadinanza, riducendo da 10 a 5 anni gli anni per la richiesta, a fronte del mantenimento di tutti gli altri criteri previsti dalla normativa vigente: la conoscenza della lingua italiana, un reddito adeguato, l’assenza di precedenti penali e il rispetto degli obblighi fiscali.
Perché questi quesiti referendari, così intrinsecamente legati al lavoro e alla cittadinanza nel nostro Paese, dovrebbero interessare anche le italiane e gli italiani all’estero?
Per diverse ragioni. La storia migratoria della comunità italiana in Svizzera, così come nel mondo, è attraversata soprattutto da mancanza di lavoro e da precarietà che hanno rappresentato, ieri come oggi, le principali spinte ad emigrare. Rivendicare un lavoro dignitoso, tutelato e stabile restituirebbe senso e valore all’esperienza stessa della migrazione che dovrebbe essere una scelta e non una necessità dettata da ristrettezze e sofferenza. La questione della cittadinanza, poi, è intimamente legata al processo d’integrazione compiuto dalla nostra comunità in Svizzera, molti nostri connazionali sono oggi doppi cittadini, godono di una serie di diritti conquistati. Tutto questo determina un’inconfutabile sensibilità della nostra comunità ai temi proposti dai Referendum.
La ragione, tuttavia, più significativa per la quale, anche e soprattutto, noi italiane e italiani all’estero dovremmo votare, riguarda soprattutto la salvaguardia stessa dei nostri diritti, incluso il diritto del voto all’estero che a più riprese è minato dall’attuale governo italiano. Una chiusura progressiva degli spazi di partecipazione democratica attuata dal governo Meloni che vede proprio nei prossimi Referendum il primo importante strumento di opposizione e rivendicazione.
In Svizzera le principali organizzazione nazionali si sono riunite per la costituzione del Comitato svizzero per i Sì ai Referendum, in qualità di responsabile, ci puoi spiegare la natura e la funzione del Comitato?
Il Comitato vede la partecipazione delle principali realtà nazionali della migrazione, i partiti politici e le organizzazioni sindacali presenti in Svizzera: Partito Democratico Svizzero, Alleanza Verdi e Sinistra in Svizzera, ACLI Svizzera, Federazione delle Colonie Libere Italiane in Svizzera, CGIL, UNIA e SYNA. L’intento del Comitato è quello di unire le forze verso un obiettivo comune: informare, promuovere e diffondere le ragioni dei cinque Sì ai Referendum. Per farlo abbiamo predisposto un’importante struttura comunicativa, organizzato diverse iniziative pubbliche attraverso le quali attraverseremo la Svizzera per raggiungere più connazionali possibili. Pur coordinato dalle realtà di cui sopra, il Comitato vuole avere un profilo cittadino con l’intento principale di stimolare la partecipazione dei singoli e delle singole nella campagna referendaria. I Referendum popolari, infatti, ci offrono la possibilità di diventare protagonisti della difesa dei nostri diritti, che non devono mai pensarsi come acquisiti una volta per tutti, ma che anzi necessitano di essere tutelati, difesi e “curati” continuamente.
Un’ultima domanda riguarda le modalità e le tempistiche del voto all’estero, puoi informarci su questo?
Anche per i Referendum le italiane e italiani iscritti AIRE voteranno per corrispondenza. L’invito è di verificare quanto prima la propria posizione anagrafica presso gli uffici consolari di riferimento o tramite il portale Fast-it. Entro il 25 maggio arriverà il plico elettorale a casa, una volta votato va rispedito al proprio Consolato che dovrà riceverlo entro le ore 16 del 5 giugno. Dopo il 25 maggio chi non abbia ricevuto il plico elettorale potrà richiedere un duplicato all’ufficio consolare di appartenenza. Le/i cittadine/i italiane/i temporaneamente in Svizzera per ragioni di lavoro, studio o cure mediche, possono inviare l’apposito modulo, entro il 7 maggio, al proprio Comune italiano per poter votare qui in Svizzera, oppure potranno recarsi nei seggi messi a disposizione in Italia nel proprio Comune di residenza.
Vi lascio con l’invito ad aderire al comitato scrivendo una mail a: comitatosvizzero@gmail.com, seguire le iniziative pubbliche previste in tutta la Svizzera e soprattutto esercitare il vostro diritto di voto, è la miglior difesa della democrazia e della dignità delle persone e del lavoro.
Non perdiamo quest’importante appuntamento, votiamo 5 volte sì!