Ogni inverno nel Canton Grigioni, sulle Alpi svizzere, dal 1971 si svolge il Forum di Davos, meglio conosciuto come WEF (World Economic Forum). Un incontro esclusivo riservato ad esponenti di primo piano della politica e dell’economia internazionali. Qualche intellettuale e molti giornalisti come contorno.
Sebbene quest’anno per motivi interni sono assenti il presidente americano Trump, il presidente francese Macron, l’inglese Theresa May, il WEF non ha perso il suo fascino e interesse.
I nuovi personaggi della politica europea e internazionale ci sono. Nutrita la delegazione del governo italiano (il premier Giuseppe Conte e il ministro dell’Economia Giovanni Tria), il premier spagnolo Pedro Sanchez, il nuovo presidente brasiliano Jair Bolsonaro e l’immancabile cancelliera Angela Merkel.
Nonostante l’esibita attenzione ai “Millenails”, resta comunque alta l’età media dei partecipanti: sopra i 50 anni. Segno che il potere resta saldamente “in mani esperte”. Fino al 25 gennaio si parlerà anche di ambiente e biodiversità, sociale e crescita economica.
Questo è il Forum che, insieme al G7, Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale e Organizzazione Mondiale del Commercio, ha fatto tanto imbestialire i giovani no-global di un ventennio fa, anche se lo spirito dell’evento è teso a “migliorare la condizione del mondo”.