Gli stereotipi che il popolo francese ha sugli italiani

Oggi continuo con il discorso sulla Francia, per chi non avesse letto i primi articoli che ho scritto vi invito a cercarli nel sito, sto cercando di seguire un filo logico che spero porti a qualcosa di interessante.

Inizio a prenderci gusto nel scrivere questi articoli per voi lettori di ItaloBlogger. Come se fosse il mio appuntamento settimanale preferito. Mettere su carta, meglio dire su schermo, i miei pensieri. Personalmente mi aiuta a svuotare la mente e spero che possa strappare un sorriso a voi, o spero semplicemente che per voi sia utile. Non sono una giornalista o una scrittrice, sono semplicemente una persona che ama esternare i suoi pensieri e condividere le sue esperienze.

Oggi continuo con il discorso sulla Francia, per chi non avesse letto i primi articoli che ho scritto vi invito a cercarli nel sito, sto cercando di seguire un filo logico che spero porti a qualcosa di interessante.

Mi sono trasferita da qualche anno in Francia, ho vissuto in varie città, Parigi, Montpellier e ora sono a Lille, mi manca l’est e l’ovest e posso dire di aver vissuto in ogni parte di Francia. In questo lungo periodo passato a mangiare croissant e patatine fritte sono stata spinta, da forze di causa maggiore, a fare delle riflessioni… Molte riflessioni, alcune di queste voglio condividerle oggi con voi.

Inizio con il proporvi una parola francese che son sicura in molti conoscete : cliché.

Il significato letterale é : “denominazione generica nelle arti grafiche per indicare la matrice zincografica per illustrazioni da inserire nelle forme di stampa tipografiche” (da Enciclopedia Treccani). Ma questo termine ha anche un significato figurativo che indica le frasi fatte o giudiziose, più precisamente si parla di stereotipi.

Tutti “facciamo dei cliché”, tutti abbiamo delle idee bizzarre su altre persone e tutti giudichiamo inconsciamente. La parte comica di questo discorso verte proprio su quelli che sono gli stereotipi che il popolo francese ha sugli italiani.

Parto dal presupposto che i nostri cugini francesi sono molto vicini al nostro stile di vita. Con questo non voglio dire che siamo uguali, perché non lo siamo, ma sotto molti aspetti ci comportiamo in modo simile. Alla fine non bisogna più basarsi su distinzioni culturali troppo nette, siamo cittadini europei !

Ma nonostante questo -a quanto pare- nella cultura francese quando pronunci la parola ITALIA nella testa delle persone si crea una nitida immagine: pulcinella che viaggia su un’ape car suonando il mandolino e gustando una pizza con della pasta al pomodoro accanto…

Una volta che il francese ha ben chiara questa immagine in testa si gira verso di te inizia a gesticolare e, aumentando il tono di voce, urla: Buooooongggionnooo, pizza, pasta, maaaandolino!

Siamo tutti d’accordo che pulcinella sia un’icona della commedia dell’arte napoletana, possiamo anche condividere che la pizza e la pasta siano alcuni tra i simboli della cucina italiana. Però, mi domando, il mandolino??? Io sono nata e cresciuta in Puglia, ho visto suonare il tamburello, la fisarmonica, ho anche sentito degli zampognari e una volta in centro a Bologna ho visto un ragazzo che suonava dei secchi di plastica ma non ho mai visto un mandolino (che io ricordi) o una persona che suonasse il mandolino.

E poi, perché urli? Non tutti gli italiani hanno un tono di voce alto, i miei amici di Bolzano parlano in maniera normalissima, forse più a bassa voce di un Francese (io da brava meridionale quale sono ho i decibel un po’ più alti rispetto alla media).

Continuiamo con la fase parolacce, penso che le parolacce italiane siano tra le più conosciute al mondo, perché io prima di arrivare in Francia non conoscevo alcuna parola scurrile della lingua francese. Sei in un bar, incontri un francese, inizi a farci due chiacchiere.. Dopo qualche minuto questa persona capisce dal tuo accento che sei italiana, ti guarda, ti sorride e muovendo la mano destra ti dice “Vafancullo casso”.  E tu pensi ” Ehi carissimo, perché mi hai mandato a quel paese se io sono stata così gentile ed educata con te?”

Senza parlare della definizione che gli amici francesi hanno dato al mio accento, mi hanno definito una ragazza esotica, dall’accento esotico. Raga, sono Italiana, non sono Orientale, cioè l’Italia è attaccata a voi, cioè siamo così vicini che ci sono i treni che collegano Parigi a Torino e Milano.

Poi per carità, potrei scrivere righe e righe su quelli che sono le mie idee sulla cultura francese, anzi, potrei scrivere un’enciclopedia sui comportamenti dei francesi, ma non lo faccio e non sento il bisogno di farlo. Per onestà intellettuale devo anche ammettere che spesso questi cliché sull’Italia mi hanno aiutata a fare amicizia e a sembrare la persona più simpatica del mondo. Una sera ho suonato il mandolino con degli amici francofoni in centro a Lille e ho fatto il boom di ascolti… Naturalmente scherzo!

Mi scuso per il linguaggio colorato utilizzato nell’articolo.