Ti sei mai chiesto cosa fosse meglio per te nella tua vita? Ti sei mai domandato se nel posto in cui ti trovi ora vivi serenamente? Oppure, ti sei mai immaginato da un’altra parte del mondo, con una vita diversa, amici diversi.
Rifletto spesso su ciò che induce una persona a cambiare le sue relazioni, il suo modo di vivere e la sua routine.
È curioso osservare come il concetto di cambiamento diventi il punto di svolta per la vita di una donna e di un uomo adulti.
Intendo il cambiamento come una variazione delle relazioni che esistono nella vita di un individuo, variazioni queste che aiutano a determinare il sé (Guidano 1987; Liotti 1994).
Concettualizzare in questo modo il cambiamento mi fa sorridere e mi spinge a riflettere sul mio percorso e sulle mie scelte. Effettivamente io in questo momento della mia vita mi trovo all’estero perché avevo proprio bisogno di variare le relazioni già esistenti per dare una forma più concreta a me stessa.
Ma non è sempre così poietico e filosofico cambiare Paese e iniziare da zero.
Al di là della variante psicologica, che è fondamentale, migrare in un altro Paese porta dietro di sé una serie di variabili che rendono il tutto molto complesso.
Quando ti trasferisci in un nuovo posto non ti limiti solamente a comprare un biglietto aereo e a goderti la tua nuova vita: Paese e città nuovi è direttamente proporzionale a leggi nuove, burocrazia nuova e specialmente lingue incomprensibili alle volte. Detto in maniera più spicciola: paese che vai usanza che trovi.
Burocrazia… questa lunga e difficile parola che fa venire i brividi a tutti. Il giorno in cui mi sono trasferita in Francia e ho iniziato a guardarmi intorno sono stata impressionata dalla quantità di documenti che servivano per fare e domandare qualsiasi cosa. Vi dico solo che il mio fascicolo per l’assicurazione sanitaria conteneva all’incirca 100 pagine. Non dimentico il dossier per domandare l’assicurazione sul mio appartamento, la copisteria a fianco a casa mia ha aumentato gli introiti per i primi due mesi successivi al mio arrivo qui In Francia.
Immagino anche coloro che si trasferiscono in paesi fuori dall’Unione Europea, sicuramente andare in Australia non è più semplice che trasferirsi in Francia, cari amici che vivete in Australia vi sono vicina!
Definirei, quindi, la burocrazia francese come un ginepraio ma in questo caso devo dire che le mie origini italiane mi hanno resa forte nel farmi spazio nella macchina burocratica francese.
Al di là delle carte, la vita in Francia non è poi così tanto diversa dalla vita italiana, effettivamente culturalmente siamo molto simili ai francesi. Ci piace mangiare, ci piace divertirci in compagnia , siamo legati alla famiglia e ci piace fare l’aperitivo after work.
Una cosa che mi ha lasciato stupita dalla Francia è la sacralità della domenica, con il termine sacralità non intendo la messa delle 10:30 della domenica mattina ma intendo l’importanza del giorno feriale da passare in famiglia. In tutte le città francesi nella quale ho avuto il piacere di vivere la domenica mattina tutti i negozi sono chiusi , è un giorno da passare in famiglia o da utilizzare per fare scampagnate. Al contrario mi viene da pensare a via condotti a Roma che la domenica pullula di gente che fa shopping.
Per quanto riguarda invece la lingua, interfacciarsi con un idioma nuovo: potete ben immaginare quanto complessa possa essere la lingua francese dove una lettera O oppure una lettera U se pronunciate male possono condurti alla catastrofe (merci beaucoup se pronunciato male può diventare “grazie bel culo”).
Facendola breve, stravolgere la propria vita e trasferirsi all’estero è sempre un’arma a doppio taglio, da una parte la bellezza del viaggiare e dello scoprire nuove culture, dall’altra il cambiamento, la lingua nuova, l’adattamento. Ma in ogni caso, specialmente in giovane età partire all’estero aiuta a crescere e ad aprire la mente, quindi coetanei, zaino in spalla e partire!