“Ad un certo punto le parole vengono meno. Non sembrano in grado di rendere il dovuto omaggio alla persona che ci ha lasciato. Ad esprimere il significato del vuoto, non sempre e non solo affettivo (ma a quel punto forse più delle parole meglio renderebbe, seppur sommesso e soffocato, un urlo), che la loro morte determina
Qualcuno, molti in realtà, lo celebrano come il regista operaio. A giusta ragione, nel senso che sicuramente è stato entrambe le cose: il saldatore che ad un certo punto al posto del cannello della fiamma ossidrica ha deciso di impugnare la cinepresa. A noi piace pensare che sia stato il regista dell’emigrazione, quantomeno di quella italiana in Svizzera. E che lo stimolo che lo ha spinto a diventarlo, lo abbia trovato nella sua militanza nella Colonia libera italiana di Bienne, è per la nostra storia un indubbio motivo di orgoglio.
A futura memoria restano i suoi film, come «Il Treno del Sud», «Lo Stagionale», «Il rovescio della medaglia», «Pagine di vita dell’emigrazione», «Touchol».
Con il suo lavoro, ci ha lasciato un’eredità indelebile: testimonianza vissuta e raccontata di quando i migranti eravamo noi”.