Fcli: “Alvaro Bizzarri, regista dell’emigrazione”

Sono le parole che ci fanno difetto nell’estremo tentativo di rivolgere un pensiero di riconoscente gratitudine nei confronti di Alvaro Bizzarri, morto lo scorso 5 dicembre, a Pistoia all’età di 90 anni.

“Ad un certo punto le parole vengono meno. Non sembrano in grado di rendere il dovuto omaggio alla persona che ci ha lasciato. Ad esprimere il significato del vuoto, non sempre e non solo affettivo (ma a quel punto forse più delle parole meglio renderebbe, seppur sommesso e soffocato, un urlo), che la loro morte determina

Qualcuno, molti in realtà, lo celebrano come il regista operaio. A giusta ragione, nel senso che sicuramente è stato entrambe le cose: il saldatore che ad un certo punto al posto del cannello della fiamma ossidrica ha deciso di impugnare la cinepresa. A noi piace pensare che sia stato il regista dell’emigrazione, quantomeno di quella italiana in Svizzera. E che lo stimolo che lo ha spinto a diventarlo, lo abbia trovato nella sua militanza nella Colonia libera italiana di Bienne, è per la nostra storia un indubbio motivo di orgoglio.

A futura memoria restano i suoi film, come «Il Treno del Sud», «Lo Stagionale», «Il rovescio della medaglia», «Pagine di vita dell’emigrazione», «Touchol».

Con il suo lavoro, ci ha lasciato un’eredità indelebile: testimonianza vissuta e raccontata di quando i migranti eravamo noi”.