Esistenze ai confini nord dell’Europa!

libro volantIntervista con Maria G. Vitali-Volant, prima bibliotecaria a Roma poi professoressa d’italiano e saggista a Dunkerque, autrice del libro Racconto dell’ombra che presenterà nella sede principale ACLI di Rue Claude Tillier alle 18:30 del 30 novembre a Parigi.

“Racconto dell’ombra” è libro o saggio?
“Racconto dell’ombra. Dunkerque, 17 ottobre 2017” edito da Carlo Delfino editore di Sassari, è un libro di 45 pagine ed è una sorta di saggio-raccolta di racconti, scritto con lo stile di Internet: conciso, stringato e ricco di immagini “cucite” con le parole. Non è un saggio “classico” in cui si vuole far avanzare una tesi scientifica. Si tratta di testimonianze, da me rielaborate, di persone che ho incontrato durante il mio percorso a contatto con l’emigrazione italiana in Europa e altrove; tratte dai racconti di amici e parenti, nonché dalla mia esperienza nel Comites di Lille qui in Francia, a Parigi, nelle Università, fra i colleghi italiani, francesi, belgi; in Italia, nel sindacato, nel PCI prima e poi fino al PD, fra le persone che amavano raccontare di sé e delle loro esperienze di lavoro fuori dai confini; di quelli che  hanno scelto o dovuto scegliere l’espatrio, l’immigrazione, l’emigrazione, la mobilità fuori dal loro paese di origine: l’Italia. Questo durante il ‘900 e anche oltre fino ai giorni nostri. Ho messo una data e un luogo nel titolo; un inizio per inquadrare i testi ma non la fine che arriva fino a noi per l’attualità del tema. Una sorta di coralità avvolge i testi e le voci: sono gli assolo di un canto che ci sta contornando tutti in questi nostri tempi italiani in cui il nostro paese sembra aver perso le sue tradizioni di accoglienza, la sua memoria e i dettami della nostra grande ed umanista Costituzione. Il tutto scritto senza drammatizzare anzi con punte di ironia, di parodia ma anche di rabbia e di dolore. Come si fa parlando nelle famiglie, ai propri cari, agli amici e anche ai figli e nipoti; da un punto all’altro delle terre della diaspora italiana che conta tanti milioni di persone e che ancora continua. Anche questo tema dei “Cervelli in fuga” si intravvede nelle mie pagine. Non ho voluto usare nomi e cognomi veri, né “corpi” ma solo le ombre che, più dei corpi, sono libere e vanno dove vogliono.
 “Vanno, vengono” come le nuvole della voce fuori campo di anziana donna sarda nella splendida ballata di Fabrizio De André. Quindi tornano, non viste, nelle case che si lasciano, dai parenti che pensano a te ma che non possono vederti, da un marito violento che per anni ha esercitato il suo “potere” su una donna: Ilaria la protagonista della prima parte della narrazione, che fugge dalla sua violenza stupida e arrogante ma, come ombra che torna, ora “vede” quello che si cela “dietro” la violenza e analizza se stessa, il loro rapporto, la loro storia dolorosa con “amore” quello che si chiamava un tempo “Pietas”.
Che è altro dall’amore svenduto o massacrato ma è anche pensiero, dolcezza, distanza, scompiglio di sentimenti che solo questo tipo di amore osa lasciare dietro di sé comunque. Quindi, questa dell’ombra di Ilaria, è testimonianza preziosa perché esula dalle rappresentazioni della violenza sulle donne che si danno in pasto a tutti anche sui giornali e in televisione in questo momento in Italia. Qui si riflette e si disegna il ritratto di una generazione – anni ’80 e ’90 – che proclamava più di quello che voleva e che fu trascinata come Paolo e Francesca in un “vento” straziante che a volte ha distrutto tutto salvo la “Pietas”.
Se potessi leggere a queste consorelle offese dalla violenza il mio libro ci sarebbe più da dire delle recriminazioni e delle fughe, delle leggi che pure ci vogliono e delle reti di protezione di cui si ha sempre più bisogno; ci sarebbe l’orrore per le morti ma anche il monito a “capire di più” il matrimonio, la convivenza, il corteggiamento etc. L’Altro. Forse la mia ombra lo potrà fare un giorno? Essa avrà l’opportunità di esprimersi? O stringerà il vuoto come per Enea l’ombra del padre Anchise nell’Ade di Virgilio?

“Ombra” come persona priva di luce piena, quasi una figura incompiuta. Chi sono?
Non persona in luce ma ombra in un ritratto o in una scena dei Manieristi e di Caravaggio. Oppure in una fotografia di Gabriele Basilico, di Luigi Ghirri, di Mimmo Jodice o di Mulas, i maestri della fotografia italiana contemporanea. Ombre sapienti, cariche di senso, di forza, fuori dalla luce ma generate da essa; cambiano, si rivolgono a sé stesse, agli altri etc. Nel libro si passa dalla prima persona alla terza, poi, al dialogo, alla narrazione distante. Un libro di piccola taglia scritto per non appesantire le ombre, per usare le formule del rispetto del lettore che non deve sentirsi sommerso dalle parole, ma ragionare anche con un’ombra che gli passa accanto. Così facevano e fanno i maestri del disegno orientale: cinesi, giapponesi, coreani…Una stoccata di inchiostro nero e nascono ruscelli, alberi, paesaggi, uomini piccini tratteggiati con due segni: ombre. Confesso che un libro mi ha colpito: “Elogio dell’ombra” del giapponese – grande scrittore benissimo tradotto – J. Tanizaki; consiglio a tutti di leggerlo. Vi si capisce l’importanza dell’ombra orientale e del pensiero profondo rispetto alla troppa luce che avvolge l’Occidente.

Descrizioni della vita di queste persone che sembrano risentire dei ricordi storici della città nella quale vivi da molti anni…
La vita di queste persone è tratteggiata, non spiegata ma si arriva a coglierne l’essenza che forse risente, nella narrazione, delle atmosfere dei luoghi dove vivo: Dunkerque, Calais, Grande Synthe, l’Eurotunnel, la mirifica visione dell’Inghilterra dove si vuole andare per sfuggire alle guerre, alla miseria, alla morte…Qui incontro migranti ogni giorno, alcuni miei studenti lo erano e qui si ammassano migliaia di persone in viaggio; siamo alla fine del continente Europa: Finis terrae.
Ma qui a Dunkerque ci sono state anche immani battaglie, migliaia di morti da ogni parte dei conflitti, gli sbarchi e i cimiteri cosmopoliti, soldati e migranti: qui ci sono le miniere, il Belgio è vicino e anche Marcinelle. Qui sono arrivati migliaia di italiani per lavorare, lasciando la Puglia, la Sicilia, il Veneto, la Toscana etc; le famiglie, per ammassarsi nelle baracche di lamiera anche con il freddo e l’umidità che c’è e che viene dal Mare del Nord.
Qui poi hanno fatto venire le famiglie e spesso ci sono state situazioni difficili: analfabetismo, malattie, storie nascoste di unioni clandestine, figli ribelli e in conflitto con la cultura italiana d’origine (a volte fuori dalla modernità o anche esacerbata dalla lontananza e dalla sofferenza dello strappo) incomprensioni e drammi della condizione operaia a contatto con altre culture… Le scuole e le lingue che non avevano niente a che fare neanche con l’Italiano, perché si parlava solo il dialetto… ma anche le organizzazioni operaie forti, agguerrite e di classe. Poi anche i successi, la riuscita, l’imprenditoria autonoma, la capacità manuale e intellettuale riconosciute, il coraggio, etc; Come in ogni storia del Movimento Operaio di tutto il mondo; così come oggi i migranti. Questo certo mi ha spinto a prendere delle note dai racconti che sentivo. Qui.

Per restare nella metafora del titolo del tuo saggio, l’Italia sembra diventare un’ombra in Europa, anche rispetto alla Francia, sempre così splendente?
L’italia non può restare in ombra, il concetto di Europa comune vi è nato; sulle vie dell’esilio; da un gruppo di “saggi” o ‘sapienti” che avevano capito l’importanza sociale, culturale, politica e economica di un’Europa unita dopo i disastri del nazismo e del fascismo, la Shoah, le Grandi Guerre… Questo bel progetto, come sempre, ha trovato e trova ostacoli sul suo cammino.
Li conosciamo questi ostacoli: soprattutto una visione economica e sociale, quindi culturale, di austerità, di meschini calcoli di capitalisti anacronistici: attaccati ai profitti finanziari, alle ricchezze che non portano sviluppo o salvazione, che stanno distruggendo, anche loro con altri, il pianeta.
Certo un’Europa così non può andare incontro ai grandi fenomeni migratori – causati dagli stessi egoismi criminali di cui sopra – né capire perfino le contraddizioni di questo sistema economico fallimentare. Arretratezza, miopia, meschineria, mancanza di visioni future, politiche ristrette, non sono una gloria e niente hanno a che vedere con i principi di base della UE.
In questo contesto l’Italia del lavoro soffre come in Grecia, in Germania, in Belgio e anche in Francia. l’Italia, la Francia, l’Ungheria… la propaganda facile dei signori della guerra e delle illusioni totalitarie rialza la voce e la testa.
La Francia poi con la Presidenza Macron sta passando sempre più in ombra: scioperi, manifestazioni, scontento… Certo non splende perché le cosiddette riforme del Governo sono palliativi, mezzucci che contentano solo una piccola parte della popolazione; quella più abbiente che si assottiglia, come in Italia, sempre più. La povertà avanza in Francia come altrove. Nel nord dove vivo, operaio e industriale, i Comuni non hanno soldi per il welfare e le popolazioni giovani emigrano in cerca di lavoro…Il resto spesso soffre di povertà totale. Roubaix, Calais, altri borghi rurali stanno sprofondando nel silenzio per mancanza di persone, a causa di redditi bassissimi e della disoccupazione.
Le fabbriche chiudono, delocalizzano indisturbate, la tensione sociale si respira nell’aria e i ghetti delle periferie si fanno sempre più insicuri. La provincia francese soffre come Parigi di razzismo, scolarizzazione difficile, traffici etc. In questo contesto, Marine Le Pen avanza. Anche se, anche qui, la società civile reagisce con forza e creatività. Tiene, per ora… Se le riforme Macron, tipo Job Act alla francese, aumento delle tasse anche ai pensionati più poveri e soprattutto alla classe media che si impoverisce sempre più, dovevano servire a stabilizzare la situazione economica del paese, siamo in piena “debacle” = sconfitta. Ho i dati dei sindacati e delle associazioni dei consumatori. In Francia i consumi scendono. Qui le classi popolari, e non solo, chiamano M. Macron, che non è amato dalla popolazione, il “Presidente dei ricchi”; non possiamo dar loro torto; Infatti solo i grandi gruppi e la borghesia più ricca lo stanno diventando sempre di più. Come altrove…La qualità dei servizi e del welfare sta scendendo e i salari non crescono…
Certo queste di Macron non sono le riforme sperate, meglio sarebbe stato pensarci prima e farle passare per una rete di dialogo con le forze sociali, i sindacati, le associazioni e la società civile. Forse si sarebbero trovate soluzioni migliori. Eppure Machiavelli insegna: dove si vuole imporre con la violenza bruta, senza scandagliare le proprie forze e il proprio potere, si ottiene dal popolo il contrario… Questa è miopia politica, una forma di insipidezza…. Non certo splendida intelligenza politica; noi italiani ne sappiamo qualche cosa….
Le elezioni europee saranno importanti ma ci vorrebbe una nuova classe politica di europarlamentari agguerriti, capaci nelle parole e nell’azione, decisi e culturalmente forti per affrontare le sfide che le destre imporranno loro. Oggi, per lo più giustamente, si accusa la classe politica, generalizzando purtroppo, di incompetenza, ignoranza, faciloneria. A sinistra non si parla che di fumose alleanze fra forze già obsolete, che lasciano il tempo che trovano. Esse sono ormai arretrate davanti a una società che corre velocissima verso altro pensiero, altre soluzioni, altri mezzi, basti guardare ai progressi delle scienze.
Davanti alla sinistra si ergono nemici potenti e forti che arringano le folle con poche stupide parole che “Vanno diritto al cuore e alla pancia”.  Per combatterli ci vuole la forza, l’esperienza e la lucidità del Movimento Operaio e dei suoi rappresentanti. L’Italia è in ombra per la ricerca a cui si dedicano gli spiccioli, per la miopia di una classe imprenditoriale troppo provinciale, impastoiata nei fenomeni di corruzione, di malaffare…di una classe politica da anni e anni debole e priva di cultura, autoreferenziale, fragile nei pensieri e negli atti. Gli italiani, di conseguenza, sono diventati più o poveri del tutto, si sono chiusi nelle loro splendide province dove non circola più la linfa e le spinte vitali del rinnovamento; tutto fà paura, si ha paura anche del migrante…Invece di capire che quelle che arrivano sono linfe nuove, spiriti in lotta, a volte disastri ma è normale, vista la situazione…Cede quindi la spinta verso la solidarietà, la collegialità, il senso della comunità. Intere frange di popolazione scivolano verso le povertà di ogni genere che infangano la nostra millenaria e splendente cultura. Il tutto senza reagire. Questo è grave. Queste sono le vere ombre. Per fortuna la società civile esiste ed è forte. Ma attenzione: senza respiro economico, senza lavoro, senza investimenti e una politica industriale consona alle persone e ai territori, potremmo veramente ammalarci della “peste bruna” che è molto più dell’ombra…
Ci siamo già passati purtroppo. Da non ripetere MAI. Per ora ci teniamo fra “Il lusco e il brusco”. Gli Italiani sono europei ante-litteram e ci credono ma…. Attenzione. In questo contesto le forze di sinistra hanno le loro responsabilità e devono dare un esempio di probità, modestia, coraggio. Soprattutto mostrare la volontà di restare vicino al Movimento operaio e ai suoi bisogni, alle sue parole e alla sua centenaria cultura di buon senso e di giustizia. Questa è la luce che ci si aspetta dalla nostra storia.

Andrai a presentare “Racconti dell’ombra” a Parigi, che non è Dunkerque. Come pensi di essere accolta?
La mia attività universitaria, la ricerca, l’esperienza politica mi hanno insegnato a non aver paura di parlare, di esporre le mie idee e di confrontarmi con altri, anche ostili o indifferenti. Spero di essere accolta con amicizia dalle ACLI che organizzano la presentazione. Ho dovuto ben spiegare alla nuova dirigenza di cosa si trattava e, con fatica, hanno accettato anche se era stato un loro desiderio avermi nella sede principale ACLI di Rue Claude Tillier alle 18h30 del 30 novembre a Parigi. Segno che le organizzazioni del Movimento operaio sono diffidenti e prudenti. Non mi dispiace.
Esporrò e, se ci sarà bisogno, difenderò il mio lavoro; le mie ragioni, i miei dubbi, cercando di suscitare interesse e anche critiche che sono il sale della ricerca. Pare che avremo anche un dibattito: tutto positivo. Insomma sarà questione di dignità del lavoro. Perché secondo il mio modesto parere, la dignità del lavoro è un patrimonio personale e collettivo, su cui non si puo’ scherzare.
Concludo con un esempio lucente di questa dignità che mi è arrivato ieri da un operaio della Melegatti, la fabbrica dei Pandoro che doveva chiudere (ma come si può? Una bontà simile! E una tradizione centenaria! ) Lui solo, ogni giorno, a fabbrica chiusa e in pericolo il suo lavoro e quello dei suoi colleghi, si recava in fabbrica per non lasciar morire il lievito madre dei Pandoro!!!!
Questo operaio meriterebbe una medaglia al valor civile e naturalmente merita la riconoscenza di tutti i golosi!!! Ora la fabbrica ha riaperto, gli operai hanno saputo difendere la loro dignità. Speriamo che duri. Questo è per tutti i migranti e per noi tutti ‘viaggiatori” il valore da difendere davanti alle derive totalitarie, alle vere “Ombre” che agiscono non parlano…ma si attaccano sempre alla dignità dei lavoratori.

Chi è Maria G. Volant
Nata a Roma, laureata all’Università di Roma; abilitata in Lettere, insegnante e direttrice di biblioteca al Comune di Roma, diplomata in Paleografia e archivistica nella Biblioteca Vaticana, arriva in Francia nel 1990 dove consegue un dottorato in Lettere, specializzandosi in Italianistica, con una tesi su Giuseppe Gorani, storico viaggiatore e memorialista nel Settecento riformatore. Autrice di libri in italiano su Geoffrey Monthmouth, in francese su Cesare Beccaria, Pietro Verri, è autrice di racconti e di numerosi articoli sull’Illuminismo, sulla letteratura italiana e l’arte contemporanea.
In Francia: direttrice di una biblioteca specializzata in arte in una Scuola Superiore d’arte contemporanea è stata anche insegnante universitaria e ricercatrice all’Université du Littoral-Côte d’Opale e à Paris 12. Oggi Membro di direzione del Comites di Lille in Francia, ne è stata anche la Segretaria negli anni ’90; ha collaborato con le istituzioni degli Italiani in Francia e ha seguito le problematiche dell’immigrazione e dell’emigrazione anche a livello culturale – istituzionale. Iscritta nel PCI negli anni ’70, ha fatto parte della Direzione degli Italiani nel mondo fino al PD. Collabora con il giornale online degli Italiani in Francia Altritaliani.net, fa la traduttrice di testi d’arte contemporanea e di opere di politica economica.