L’arrivo del coronavirus non ha cambiato solo le modalità lavorative con lo smart working e la vita sociale con il distanziamento, ma è destinato a cambiare anche le nostre abitazioni e i materiali delle case e degli ospedali.
L’idea parte dal ripensamento della casa dove abbiamo passato tre mesi di lockdown. Ecco allora che cresce di una casa “scudo” in grado di accogliere chi ci vive anche da malati, con un kit di apparecchi sanitari di primo soccorso che possa tenere i malati non gravissimi lontani dagli ospedali.
La ricerca scientifica e tecnologica ha già pensato ad un piccolo apparecchio che sembra un bollitore dell’acqua che può sanificare in pochi minuti un intero locale.
E poi i materiali. Per esempio il rame si è dimostrato particolarmente refrattario tanto che vernici al rame si stanno già usando negli ospedali per le maniglie delle porte. Non solo esistono già, speciali vernici speciali antimicrobiche e antibatteriche, tanto che American Airlines ne farebbe uso per gli interni dei suoi aerei.
È stato provato che i coronavirus quando atterrano sulla maggior parte delle superfici dure, possono vivere fino a quattro o cinque giorni. Ma quando atterrano sul rame, e sulle leghe di rame come l’ottone, muoiono in pochi minuti.
In India, per esempio è usato per i bicchieri da tavola. Il rame è un materiale naturale, passivo, antimicrobico. Eppure da secoli le civiltà conoscono le proprietà antimicrobiche del rame. Perché è stato sostituito da plastica e altri metalli?