L’accordo quadro istituzionale UE-Svizzera era inteso come la base per rafforzare e sviluppare le relazioni bilaterali UE-Svizzera per il futuro. Il suo scopo principale era garantire che chiunque operasse nel mercato unico dell’UE, al quale la Svizzera ha un accesso significativo, affronti le stesse condizioni.
Ma nella sua seduta del 26 maggio il Consiglio federale ha sottoposto i risultati dei negoziati sull’Accordo istituzionale a una valutazione globale e ha constatato che sussistono ancora divergenze sostanziali tra la Svizzera e l’UE in alcuni settori chiave. Dal suo punto di vista le condizioni per una conclusione dell’Accordo non sono soddisfatte. Pertanto ha deciso di non firmarlo e lo ha comunicato oggi all’UE.
Terminano così i negoziati sulla bozza di accordo. Il Governo ritiene tuttavia che sia nell’interesse comune della Svizzera e dell’UE salvaguardare la collaudata via bilaterale e portare avanti con convinzione gli accordi esistenti. Per questo motivo intende avviare un dialogo politico con l’UE sul proseguimento della collaborazione.
La decisione di non firmare l’Accordo istituzionale segna la fine di un processo negoziale durato sette anni, durante il quale il Consiglio federale ha costantemente valutato i progressi fatti e definito, all’occorrenza, i nuovi passi da fare. Secondo il Consiglio federale, è nell’interesse comune della Svizzera e dell’UE portare avanti la collaudata via bilaterale anche senza la conclusione di un accordo istituzionale.
La cooperazione si basa su un complesso di oltre 100 accordi bilaterali. Con i suoi 27 Stati membri, l’Unione europea è il partner più importante della Svizzera. La Svizzera, da parte sua, è uno dei più importanti partner commerciali dell’UE: il quarto per quanto riguarda il commercio di beni, il terzo per i servizi e il secondo per gli investimenti.
La bilancia commerciale dell’UE presenta inoltre un’eccedenza stimata in decine di miliardi di euro. In Svizzera vivono 1,4 milioni di cittadine e cittadini dell’UE, cui si aggiungono circa 340 000 frontaliere e frontalieri UE e ben più di 200 000 persone all’anno soggette a notifica provenienti da Stati UE/AELS.
La Svizzera propone all’UE di avviare un dialogo politico al fine di sviluppare e attuare un’agenda condivisa sulla futura collaborazione e punta a cercare di risolvere insieme problemi specifici, garantendo così l’applicazione quanto più fluida possibile degli accordi esistenti.