Addio per sempre alle strade, dalla scena, dopo ottant’anni di gloriosa carriera. La Volkswagen non fornirà più alcun esemplari del Maggiolino, che negli anni si è sempre evoluto nel design, conservando però la sua identità stilistica originale.
È la fine di una storia iniziata nella Germania del 1938 in pieno nazismo. Il Maggiolino è stato il simbolo del Novecento venduto in tutto il mondo. Un primo esempio di globalizzazione.
Fu l’estro creativo dell’ingegnere austriaco Ferdinand Porsche a soddisfare l’ambizione hitleriana di una “macchina del popolo” da diffondere tra i tedeschi.
La prima produzione avvenne nel 1938 a Wolfsburg, Bassa Sassonia, dove nacque la Volkswagen. La produzione di quel modello, che nel 1967 divenne Maggiolino (Der Kaefer), cessò nel 1978. Oramai la vettura era stata superata da altri modelli: la Golf.
Però non era ancora morto. La produzione fu portata in Messico, dal 1967. E nel 1998 tornò di moda con Ferdinand Piech, nipote di quel Ferdinand Porsche, l’ispiratore. Nel 2012 fu eseguito un consistente restyling per renderlo elegante e confortevole. Oramai, comunque, era un’auto che apparteneva alla storia. L’ultimissima della produzione cessata ieri nello stabilimento di Puebla, la numero 5.961, finirà in un museo.