Credit Suisse respira, ma torna la paura “banche”

creditsuissePrima il fallimento della banca americana della Silicon Valley Banlk, poi la caduta in borsa del Credito Svizzero. L’intervento della Banca nazionale svizzera riporta la calma ma non scaccia la paura di una crisi sistemica degli istituti bancari.

E’ dovuta intervenire la Banca nazionale svizzera per mettere una pezza al bilancio del Credit Suisse. Un prestito di 50 miliardi di franchi ha frenato immediatamente la caduta in borsa dei giorni scorsi del 24%.

Da dove nasce la crisi di Credit Suisse? Viene da molto lontano. Già nel 2008 il secondo istituto bancario elvetico andò in un rosso peggiore di quello del 2022 pubblicato a febbraio 2023: 7,3 miliardi.

La banca definita “troppo grande per fallire” e fondata nel lontano 1856 dall’industriale Alfred Escher ha incontrato i primi problemi quando ha iniziato a cambiare strategia 15 anni fa per passare dal private banking incentrato in Svizzera agli investimenti internazionali.

Per la seconda volta è stato necessario l’intervento della Banca nazionale per raddrizzare la situazione delle banche elvetiche. Nel 2006 intervenne anche il governo svizzero con 6 miliardi per la crisi dell’UBS, nel 2023, ecco il prestito di 50 miliardi al Credit Suisse.

Un intervento dovuto al fine di stabilizzare i mercati e riportare fiducia. La piazza finanziaria svizzera resta forte e credibile a livello internazionale. 

L’intervento della Banca nazionale svizzera riporta certamente la calma ma non scaccia la paura di una crisi sistemica degli istituti bancari a livello internazionale dopo il fallimento della Silicon Valley Bank e la chiusura della Signature Bank.