Una breve panoramica dei Paesi maggiormente colpiti: Stati Uniti 130 mila casi, Italia 100 mila, Cina 82 mila, Spagna 94 mila, Germania 57 mila, Iran 41 mila, Francia 40 mila, Regno Unito 20 mila, Svizzera 15 mila, Olanda 10 mila, Belgio 10 mila, Repubblica di Corea 9 mila, Turchia 9 mila, Austria 9 mila, Portogallo 6 mila, Canada 6 mila, Israele 4 mila, Australia 4 mila… E così via, fino all’ultimo dei 204 Paesi coinvolti, il Timor con un solo caso.
Quasi tutti i Paesi del mondo sono colpiti. E’ il segno della forza di questo virus sconosciuto e sottovalutato da tutta la classe politica mondiale. Un fatto gravissimo che, come avviene con gli scienziati che lanciano l’allarme sul surriscaldamento climatico, è stato trascurato l’allarme lanciato dai più rinomati virologi e ricercato.
Il distacco della politica dalla vita è pianeta è il segno della predominanza degli interessi economici a quelli della salute del pianeta e dell’uomo.
Il Direttore Generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesu, nella sua ultima lettera pubblica del 30 marzo lo ha detto esplicitamente: “Focolai precedenti hanno dimostrato che quando i sistemi sanitari sono sopraffatti, i decessi dovuti a condizioni prevenibili con il vaccino e curabili aumentano notevolmente”.
Ma uno dei problemi fondamentali è la carenza cronica dei dispositivi di protezione individuale (Dpi) e gli accaparramenti che stanno avvenendo tra gli Stati e tra le Regioni di uno stesso Paese. Su questo tema il capo dell’Oms ha lanciato un appello a tutti gli Stati e alla classe politica di tutto il mondo: “Chiediamo ai Paesi di lavorare con le aziende per aumentare la produzione; garantire la libera circolazione dei prodotti sanitari essenziali; e garantire un’equa distribuzione di tali prodotti, in base alle necessità”.