Non si può aspettare il vaccino restando fermi. Occorre reagire per tornare alla “quasi normalità”. Insieme ai dispositivi di protezione individuale (mascherine e guanti) che via via vengono imposti in tutti i Paesi, si punta al test sierologico. La Svizzera ha annunciato che inizierà a fine aprile, in Italia la Lombardia ha programmato l’avvio il 21 aprile e già numerosi laboratori privati pubblicizzano la disponibilità a test rapidi. Ma il governo frena: funzionano? sono affidabili?
Applicati al coronavirus, i test assumeranno importanza sempre più rilevante nella pianificazione del post lock-down. A differenza dei tamponi, che servono per scoprire la presenza del coronavirus all’interno delle mucose respiratorie, i test sierologici servono ad individuare tutte quelle persone che sono entrate in contatto con il virus.
Attraverso i test sierologici è possibile verificare anticorpi prodotti dal sistema immunitario della persona in risposta al virus. Sono di due tipi: quelli rapidi e quelli quantitativi.
I primi, attraverso una goccia di sangue, stabiliscono se la persona ha prodotto anticorpi nel contatto con il virus; i secondi, dove serve un prelievo, dosano in maniera specifica le quantità di anticorpi prodotti.
Conoscere la presenza di questi anticorpi è utile per molte ragioni: raccontano la malattia e consentono di sapere quante persone hanno realmente incontrato il virus.
Attenzione però a pensare che tutti i test sierologici siano uguali. Ciò che conta, in ottica delle prossime fasi di gestione della pandemia, è l’affidabilità di questi esami.
Test con molti falsi positivi rischierebbero di dare il via libera con una sorta di patente d’immunità a persone che in realtà non hanno mai contratto il virus. Occhio, allora!