In tutte le vie di paesi, frazioni e città d’Italia funzionari e volontari della Protezione civile a bordo di camionette invitano la cittadinanza a restare a casa. Scene che spaventano gli italiani abituati ad ascoltare gli appelli dalla televisione.
Oggi entrano in vigore altri provvedimenti restrittivi che dovranno far invertire la curva dei contagi e delle vittime causate dal Coronavirus. Quindici giorni decisi per l’Italia che rallenta ulteriormente il motore ma non lo ferma.
Restano di fatto aperte gli esercizi legati a sanità, difesa e istruzione. Continuano a operare, inoltre, edicole e tabaccai, oltre ai servizi d’informazione. Le aziende restano attive solo quelle legate al settore alimentare, farmaceutico, biomedicale e dei trasporti.
Da oggi è vietato a tutte le persone di trasferirsi o spostarsi con mezzi di trasporto pubblici o privati in un comune diverso da quello in cui si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute.
Iniziano ad arrivare finalmente mascherine, guanti e camici per il personale sanitario di tutte le regioni italiane. Arrivano i medici specializzati da Cuba, Cina e Russia. Arrivano anche attrezzature mediche per allestire posti letti nelle stazioni intensive.
Saranno due settimane cruciali per l’Italia. Il Coronavirus deve assolutamente rallentare la sua corsa letale iniziata in Lombardia e poi proseguita in Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e via via verso il Sud.
Gli ultimi dati di ieri sera forniti dalla Protezione civile, pur in controtendenza, restano ancora allarmanti: 46 mila contagiati (+3957 del giorno precedente), 5.479 morti (+651 del giorno precedente). A guidare la triste la classifica la Lombardia.
La battaglia è aperta, in trincea e al fronte. Cara Italia, coraggio!