Con il Patrocinio del Com.It.Es. L’incontro ha ospitato lo scrittore e giornalista italiano Roberto Mistretta, la cui produzione letteraria spazia tra romanzi gialli e opere di impegno sociale incentrate sui temi della giustizia e della lotta alla mafia nella sua Sicilia.
L’incontro è stato aperto da Vincenzo Bartolomeo, presidente di ACAS, che ha ringraziato Mistretta e gli enti coinvolti per il sostegno alla serata. Laura Facini, responsabile Cultura del Com.It.Es. di Ginevra, ha quindi introdotto la carriera letteraria di Mistretta, autore di numerose opere tradotte in varie lingue e vincitore, nel 2019, del Premio Alberto Tedeschi – Giallo Mondadori.
Il tema centrale della serata è stato Rosario Livatino, giovane magistrato assassinato nel 1990 dalla “stidda,” una fazione ribelle della mafia siciliana. Roberto Mistretta, autore del libro Rosario Livatino – l’uomo, il giudice, il credente (pubblicato nel 2015 e poi riedito nel 2022 con ampliamenti aggiunti dopo la beatificazione del giudice), ha scelto di non presentare il libro stesso, ma di concentrarsi piuttosto sul ritratto umano e morale del magistrato.
Mistretta ha raccontato come Livatino vivesse la magistratura non come una carriera, ma come una missione, motivata dalla fede cattolica e da un forte senso di giustizia. Il motto latino Sub Tutela Dei (Sotto la protezione di Dio), abbreviato in S.T.D. e annotato nelle agende personali di Livatino, esprimeva la profonda integrazione tra spiritualità e impegno civile che caratterizzava la sua vita.
Nonostante la sua riservatezza e il basso profilo mediatico rispetto a figure come Falcone e Borsellino, il giudice ha rappresentato un esempio di coraggio e incorruttibilità, contribuendo con il suo operato a una progressiva trasformazione culturale in Sicilia nei confronti delle mafie.
Mistretta ha ricordato il giorno dell’omicidio del giudice, avvenuto mentre viaggiava da solo su un’auto modesta e priva di protezione. Un contrasto evidente tra la sua vita semplice e l’apparato criminale che ne pianificò l’eliminazione. La reazione di Livatino, colpito e in punto di morte, lasciò un’impronta indelebile nei suoi stessi assassini: uno di essi, coinvolto in giovane età, si pentì, non come collaboratore di giustizia, ma come testimone nel processo di beatificazione, avviato da Papa Giovanni Paolo II e confermato nel 2020 da Papa Francesco.
Roberto Mistretta ha voluto sottolineare la profonda integrità di Livatino, ricordando aneddoti che hanno evidenziato come il giudice fosse incorruttibile anche nelle piccole cose, rifiutando persino favori di minima entità da conoscenti e parenti. La sua figura, seppur meno nota a livello internazionale, ha contribuito a modificare l’atteggiamento della Sicilia e dell’Italia nei confronti delle mafie.