Cosa rappresenta per te la musica? Come e quando ti ci sei avvicinato?
Avevo circa otto anni e attraverso un articolo di giornale, mia madre da sempre appassionata di musica, venne a conoscenza di una gara di Karaoke che si sarebbe svolta da lì a breve a pochi km da casa. Lei decise di iscriversi e da quel momento io, mio padre e mia madre abbiamo iniziato a frequentare questo locale dove in determinati giorni della settimana ci si poteva divertire cantando qualche canzone. Ho iniziato così a cantare al suo fianco e ad avvicinarmi a quella che non sapevo ancora sarebbe stata la passione della mia vita. Nel corso degli anni, in concomitanza alle esperienze vissute, la musica ha assunto diversi aspetti nella mia vita, fino a ad arrivare a comprenderla come linguaggio universale, credo che sia il metodo di comunicazione più efficace.
Nel tuo nuovo progetto cosa vuoi comunicare al pubblico?
Il nuovo progetto è basato sul dare profondità alle parole attraverso un arrangiamento molto più curato nei dettagli. Stiamo cercando di crescere sotto tutti i punti di vista, sto cercando di mettere in pratica tutto quello che ho imparato attraverso lo studio e la pratica in questo primo anno di nuova musica. Tutti stiamo dando il massimo per offrire nei prossimi brani una qualità di suono e di testo migliore dei brani precedenti. Quello che posso dire sul prossimo brano è che ho scritto un testo seguendo il concetto di Yin e Yang, le energie vanno bilanciate!
Quali sono le tue 3 canzoni preferite, all time, del Festival di Sanremo?
Quando parliamo di Festival di Sanremo non mi piace andare troppo indietro nel tempo, proprio perchè i brani che si presentano generalmente vanno di pari passo con il mercato discografico e non credo sia corretto comparare i brani di un tempo con quelli di oggi.
Detto questo, in un contesto come quello del Festival mi piace ascoltare brani che comunicano temi importanti, anche sociali, ma non solo.
Tra i tanti brani presentati negli ultimi anni credo che Roberto Vecchioni nel 2011 abbia presentato un brano a dir poco perfetto sotto tutti i punti di vista, “Chiamami ancora amore”. Lo stimo davvero tanto e spero un giorno di poterlo conoscere e magari di poter imparare qualcosa da lui. Gli altri sono due brani che affrontano temi delicati ma che lo fanno in maniera eccelsa. Il primo è “Ti regalerò una rosa” presentata da Simone Cristicchi nel 2007 e l’altro è “Non mi avete fatto niente” di Ermal Meta e Fabrizio Moro, presentato nel 2018. Tutte queste canzoni hanno in comune la vittoria del Festival e credo non abbiano tolto niente a nessuno.
Come si potrebbe rilanciare il mercato discografico della musica?
Credo sia necessario fare un restyling generale delle regole che movimentano il mercato discografico italiano. Esistono tantissimi artisti emergenti davvero molto bravi che non riescono ad arrivare alle persone a causa di queste regole e credo che la situazione che stiamo ancora vivendo potrebbe essere l’occasione per poter cambiare tutto ciò che bisognerebbe cambiare. Volere è potere.
Rilanciare il mercato musicale? Credo che la musica, quella vera, sia nei bar, nei bistrot, nei ristoranti, nei pub, nelle piazze di paesini immersi nel verde. Credo che si debba ripartire da zero, dalla semplicità e dal contatto diretto con il pubblico.
Quale sarebbe per te il più grande successo?
La parola “successo” molto spesso viene mentalmente abbinata ai riconoscimenti, alla fama, alla notorietà. Ma in realtà quello è solo lo step che viene dopo al vero successo, ovvero arrivare al cuore della gente. Sembra banale e ripetitivo, ma centrerò il mio obiettivo solo quando vedrò le persone cantare le nostre canzoni a cuore aperto.