L’autore racconta le difficoltà del viaggio che ha affrontato la protagonista Marta Haddad. Prima in piroscafo da Beirut ad Alessandria e poi in treno da Marsiglia a Le Havre per raggiungere l’America, dove per entrare occorreva un garante, ossia il Signor Herman Tucker. Marta a New York attraversa tutti i quartieri ed è come passare da un epoca all’altra; descrive il suo primo impatto con questa grande metropoli.
Parla arabo e un po’ di inglese. Scopre che suo marito Khalil due anni prima aveva cambiato il nome in Joe. Lavorava come venditore ambulante di stoffe e il suo lavoro lo portava a viaggiare molto.
LA VITA A NEW YORK
A New York c’è un quartiere siriano (Little Siria) dove tutti conoscono Khalil: qui Marta incontra un uomo che diventerà suo amico, che le offre il suo aiuto raccontandole la sua storia.
E’ il primo di tanti personaggi che incontreremo e che narreranno le loro vite. Marta viene ospitata in casa di Mary e trova lavoro in fabbrica. Poco dopo scopre che suo marito vive a New Orleans con un’altra donna. Dopo lo sconforto iniziale, decide di andare in Louisiana e di affrontarlo, ma l’incontro si riduce a una lunga occhiata reciproca.
Al ritorno si ferma a Philadelphia e diventa una venditrice di seta. La vita di Marta si intreccia a quella di altri immigrati, come ad esempio quella di Alì Jaber, musulmano che poi diventerà suo marito nel 1922. Incontra tanta gente che influenzerà il suo modo di pensare. Continua ad avere notizie del suo paese grazie ai suoi clienti del negozio e non solo, anche attraverso lettere.
LA FABBRICA DI KIMONO
Suo marito Joe Khalil Haddad muore in guerra nel 1918. Lei toglierà il lutto dopo un anno ma non la fede che toglierà solo col fidanzamento con Alì. Oltre alla guerra si parlerà della terribile influenza spagnola.
Nel 1919 Marta si sente americana, libera e sicura e può aiutare altri immigrati come lei. Seguiremo le avventure di Alì contrabbandiere di wishy in pieno proibizionismo e di Marta che compra una fabbrica di Kimono. Insieme avranno 4 figli. Nel 1929 durante la crisi della grande depressione, è costretta a chiudere la fabbrica e il negozio e nel 1934 a 40 anni rimane vedeva per la seconda volta.
Un libro avvincente e molto attuale che consiglio a chi ha pregiudizi nei confronti degli immigrati e che ci fa conoscere e apprezzare il mondo da altri punti di vista.