Partendo da un io in fieri, epicentro di ogni possibilità, Cinzia ripercorre le sue profondità, le sue distanze per ritrovare la sua essenza. I ricordi nitidi della prima infanzia (la famiglia, la casa, l’asilo, la scuola elementare, la chiesa, i giochi, i racconti edificanti …), dell’adolescenza (le esperienze scolastiche, religiose), dell’età adulta (la meravigliosa avventura di essere madre, l’amato lavoro d’insegnante) si espandono fino alla costituzione dell’io sociale nella sua sfera diurna (il lavoro contadino in tutte le sue sfumature, Castiglione con le sue tradizioni popolari e religiose, carnevalesche e sublimi, le sue peculiarità linguistiche e la sua sempiterna semplicità) e nella sua sfera notturna (i sacrifici dei nonni prima e dei genitori poi, la presa di coscienza della malattia di mamma e degli zii).
Questo libro nasce durante il primo lock down, se vogliamo trovare un lato positivo riguardo l’essere stati intrappolati in casa, è proprio quello di aprire il cassetto, dei desideri nascosti.
Così l’autrice decide di scrivere a dimostrazione che gli eventi negativi possono diventare delle opportunità. Scrivere diventa un viaggio d’introspezione per la scrittrice, un tuffo nel passato, le esperienze personali, le tradizioni, le credenze, sono stati tutti spunti per poter parlare di Castiglioni di Carovilli. Dei suoi abitanti dell’economia basata esclusivamente sull’agricoltura e sull’ allevamento, il lavorare la terra da alla vita stessa un’impostazione laboriosa, meticolosa il ruolo del contadino non si può ingabbiare dietro una zappa. Il contadino è capace di trovare soluzioni a tutto non possiamo considerarlo in maniera riduttiva. Il viaggio viene affrontato tra le lacrime delle ferite aperte, lasciate da un passato.
Cinzia, è simile a quel sasso che nella sua caduta riscopre gli abissi, proietta verso l’alto gocce di speranza e propaga onde circolari. Fuori da ogni metafora, gli abissi sono il passato protettivo, rifugio ineludibile di un presente assente e di un futuro incerto, la verticalità delle gocce è la tendenza dell’uomo all’elevazione, l’espansione ondeggiante è la palpitazione al raggiungimento di anfratti lontani. Castiglione, poi, gioca la sua parte.
Con l’affetto scoperto attraverso la malattia, quando si prodigavano anche loro a portare a Cinzia le castagne, l’unico alimento che per un certo periodo della sua vita, ha potuto mangiare, l’unico che non provocava vomito. Nei ricordi troviamo le castagne dei Castelli Romani, portate da uno zio che aveva un piccolo castagneto a Grottaferrata. Possiamo definirle quasi miracolose, tanto che i genitori erano sempre attenti a non farle mancare.
Ogni racconto, ogni frase, ogni lettera di questo racconto ha una dedica speciale. Zoomare le situazioni, incorniciare le esperienze mettersi a nudo esorcizza la sofferenza che ognuno di noi vive da vicino.
BIOGRAFIA
Cinzia Di Domenico nasce a Castiglione di Carovilli il 28 dicembre 1973. Lavora come insegnante di sostegno presso la scuola primaria di Pesche dell’Istituto Statale Comprensivo “Molise Altissimo” di Carovilli. Vive ad Isernia con sua figlia Anna e suo marito Luciano, ma porta il suo paese sempre nel cuore. Ama scrivere, leggere, cucinare e realizzare lavori manuali. Scrive poesie e racconti per bambini. Ha svolto volontariato per il Centro del Libro Parlato dell’Unione Italiana Ciechi di Campobasso registrando testi per le persone non vedenti. Per questa ragione ed altre di ordine personale, familiare, professionale ed inclusivo ha fortemente voluto che il presente racconto fosse realizzato anche in formato audio.