L’effetto della globalizzazione ci porta a mangiare tutti lo stesso cibo? La globalizzazione allarma e mette a rischio numerose imprese di nicchia e produzioni locali, dato che in molti paesi si sta metabolizzando il mercato in cui prevalgono cibi ad alta densità energetica. E ciò implica alimenti ricchi di grassi e proteine.
Purtroppo, la nostra alimentazione si riduce al grano duro, al riso e alla soia, dove la popolazione fa molto affidamento. Ma anche alle coltivazioni di piante ad alto contenuto energetico come la palma da olio e l’olio di girasole. Dunque, questo cambiamento genera delle serie conseguenze per i terreni spogli all’assenza di rotazione che deriva dallo sfruttamento intenso da parte delle industrie.
Il regolamento “1169 del 2011 dell’Unione Europea” ha lo scopo di informare la popolazione sulla qualità e la sicurezza degli alimenti, eliminando volta per volta malattie che derivano dai cibi contaminati. Il governo dunque ha il compito di abituare i cittadini ad informarsi sui pregi e i difetti dei vari cibi.
Dunque, importante che sull’etichetta dei cibi vengano riportatati tutti i componenti del contenuto nutrizionale. A tutto ciò gli inglesi hanno iniziato ad introdurre un sistema per segnalare con i colori del semaforo i caratteri salutari o meno. I cibi con il rosso contengono molti grassi e zuccheri, senza però tenere conto delle quantità che si possono assumere al giorno.
Ma non preoccupiamoci troppo dato che il “cibo stampa” sarà il nostro futuro. Un team guidato dal professore Hod Lipson della Columbia University sta progettando di rendere reale il cibo fantascienza. E’ un prototipo dalle dimensioni di una macchina di caffè che ha otto contenitori di cibo. La domanda sorge spontanea: mangeremo e cucineremo ancora come gli uomini delle caverne con la fiamma?
Altra particolarità del cibo fantascienza è il vantaggio per gli allergici che potranno “stampare” pane, pasta o altro a basso contenuto di zuccheri, lattosio e calorie. “Potremmo dunque avere nuovi tipi di cibo e condividerlo con tutti”, dice il professor Lipson, il quale aggiunge dicendo “potremmo essere in grado di creare una connessione tra cibo e salute, biometria medica personalizzata in modo che attualmente non è ancora possibile fare.”
Ciò che sembra fantascienza, a Londra è diventata una realtà. Il primo ristorante 3D “Foodink”, dove il cibo, i bicchieri, i piatti i tavoli etc. sono stati realizzati con la stampante 3D. Le nove portate che hanno potuto gustare durante tre giorni una decina di persone prescelte hanno gustato un mix di cibi fra ingredienti classici e prodotti della cucina molecolare. I partecipanti hanno assistito alla cucina in diretta con la stampante 3D.
Non dobbiamo attendere troppo, dato che il piano dell’azienda è di espandersi anche in Italia aprendo nuovi ristoranti 3D a Roma e in seguito a Torino.
Lasciamoci sorprendere, ed in attesa vi auguro buon appetito.