Acquafrescaio, detto “acquaiolo” “o ‘a banca ‘e ll’acqua”

acqua_napoli“Acquaiò, l'acqua è fresca?”, da una canzone di James Senese del 1992 del gruppo Napoli Centrale ma anche una domanda che riecheggia nei vicoli di Napoli dai tempi antichi, da quando la fonte del Monte Echia dava alle necessità cittadine la sua acqua.

La risposta era immediata, ‘’manc‘a nev!’’, cioè nemmeno la neve è fresca come la mia acqua. Quello dell’acquaiolo è un antico mestiere, si può dire, senza dubbio, più che centenario, il cui scopo era quello di rinfrescare il popolo nella calura estiva e sono diversi i chioschi disseminati in tutta la città, che vendono bevande e refrigeri vari.

L’acquaiolo era anche un venditore ambulante di acqua che, anticamente, giravano per la città con appresso delle grandi anfore di creta sigillate da tappi di sughero. Questi recipienti, chiamati ‘’mummare’’, riuscivano a tenere l’acqua in fresco per diverse ore. Col passare del tempo l’acquaiolo è diventato acquafrescaio, con il sorgere di tanti piccoli chioschetti in città, ogni quartiere ne aveva almeno uno e lo si riconosceva con facilità, generalmente tutto ornato da foglie e agrumi freschi e con le mummare in bella vista. I chioschi di acquafrescaio presero il nome di ‘’banca ‘e ll’acqua’’, banca che non dispensava denaro ma frescura. La grande intuizione fu quella di aggiungere all’acqua, chiamata ferrata, del limone e del bicarbonato per aiutare la digestione dopo i consueti pasti partenopei di luculliana memoria.

Le acque che tradizionalmente si potevano bere erano diverse. C’era l’acqua annevata, raffreddata col ghiaccio, l’acqua di mare, l’acqua di fiume, l’acqua addirosa, aromatizzata al vino, l’acqua appannata per le polpette, l’acqua di rose per fare la pastiera, l’acqua suffregna, sulfurea, detta anche ferrata e l’acqua ‘e Serino, la leggera e dissetante acqua del Serino che per anni ha alimentato l’acquedotto cittadino, insaporita con l’anice, ‘’acqua e ànnese, fetè vuó vevere?!’’, che aumentava il potere dissetante dell’acqua.
L’acqua ferrata era sicuramente la più consumata, di origine vulcanica, sgorgava dal vicino Monte Echia ed aveva un forte sapore ferruginoso ma conteneva molti sali minerali e soleva essere distribuita alla popolazione con appunto le mummare. Anche per questo venne poi ribattezzata “acqua di mummare’’. Era l’acqua più preziosa e diventava, con l’aggiunta di limone e bicarbonato, la gassosa, una bibita napoletana dal potere digestivo straordinario.

Oggi l’acqua è stata sostituita con semplice acqua minerale in bottiglia ed è ancora molto popolare per le vie del centro. Questa gassosa tradizionalmente viene chiamata “limonata a cosce aperte” poiché la reazione chimica tra limone e bicarbonato fa letteralmente eruttare la bevanda e il riflesso incondizionato che ne consegue è quello di spostarsi immediatamente all’indietro, aprendo le gambe per non bagnarsi piedi. Il chiosco di Carolina Guerra e suo fratello Antonio (detto Popò) si trova in Piazza Trieste e Trento al n.4, a due passi del San Carlo e poco prima di Piazza Plebiscito. I Guerra rilevarono l’attività ben 50 anni fa ma il chioschetto nacque molto prima, nel 1836, vantando di essere a tutti gli effetti il più antico di Napoli. Carolina è un personaggio, potremmo dire, eduardiano e fermarsi da lei col solo intento di bere una gassosa è oltremodo riduttivo: “Addu’ Popò” si respira la vera aria della napoletanità antica e l’esperienza ti permette di immergerti nell’atmosfera partenopea.

Con l’ausilio del fidato spremiagrumi, ormai vecchio di oltre settant’anni, il chiosco oggi offre spremute d’arancia fresca, granite al limone, tutto preparato con agrumi biologici di Sorrento ma la bevanda più richiesta resta sempre la “limonata a cosce aperte”. Oltre a Carolina consiglio di andare da Pasquale a Porta Capuana, oppure dal mitico Aurelio alla Riviera di Chiaia, oppure ancora da Lello’’parfum’’ al Corso Garibaldi, dalla Signora Giulia a Via Tribunali, accanto alla Pizzeria Sorbillo o all’Oasi Chiaia accanto al Teatro Sannazaro o ancora all’Antico Chiosco di Via Luca Giordano al Vomero. Quindi, se si è esagerato, a pranzo o a cena, ci si può affidare ai poteri digestivi della gassosa napoletana, la migliore bibita ‘’esplosiva’’ per digerire o post sbornia che si possa immaginare.

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