A fare rumore sono le emozioni!

Al Filmpodium sala piena per il docufilm di Alessandra Rossi e Mario Maellaro “Non far rumore”. La storia dimenticata dei bambini nascosti in Svizzera è una ferita sempre aperta che brucia ancora. Zurigo ieri pomeriggio lo ha testimoniato con una straordinaria partecipazione di pubblico.

Dopo i saluti istituzionali del Console di Zurigo il Min. Giulio Alaimo, si sono abbassate le luci e con esse è calato il silenzio in sala per seguire il docufilm che narrava le storie dei bambini nascosti in casa, senza poter andare a scuola, uscire e giocare.

Spesso chiusi nella parte più nascosta della casa con la raccomandazione di non farsi sentire dai vicini. Se fossero stati scoperti, la pena sarebbe stata l’espulsione per la famiglia.

Ogni mattina i genitori prima di andare al lavoro ripetevano loro: non ridere, non piangere, non far rumore. In Svizzera vigeva nel secondo dopoguerra lo statuto del lavoratore stagionale che non prevedeva il ricongiungimento familiare.

Era vietato per i lavoratori stagionali portare i figli con sé. Migliaia di bambini italiani entrano in Svizzera come clandestini tra il 1950 e il 1980. In quegli anni più di 2 milioni di italiani emigrarono in Svizzera.

Il docufilm è stato molto commovente e pieno di riflessioni per la sofferenza sia dei bambini che dei genitori. Ma soprattutto come era possibile che uno Stato potesse “strappare” l’infanzia a migliaia di bambini. Al Filmpodium erano presenti anche alcuni protagonisti che hanno vissuto in prima persona quell’esperienza indelebile. La fine della proiezione è stata accompagnata da un applauso collettivo.

Il Console di Zurigo ha voluto omaggiare Alessandra Rossi e Mario Maellaro con un caloroso riconoscimento per il loro impegno. Il dibattito, che ne è seguito, è stato coordinato dal giornalista del Tages-Anzeiger Sandro Benini, con la partecipazione del prof. Sandro Cattacin dell’Università di Ginevra e dei due autori del docufilm.

Nel corso della discussione è intervenuta una madre che invece di nascondere il proprio figlio in Svizzera, l’aveva lasciato in Italia con i nonni. Una testimonianza che ha portato alla luce un’altra faccia della medaglia dell’emigrazione. Non vanno dimenticati chi ha dovuto fare un’altra scelta come quella di lasciare il proprio piccolo ai parenti in Italia.

I ringraziamenti vanno ai promotori dell’iniziativa,  l’Associazione campana «Francesco De Sanctis» di Zurigo, con il patrocinio del Consolato Generale d’Italia di Zurigo: in collaborazione con il Partito democratico Svizzera, Società Cooperativa italiana Zurigo, La Fabbrica di Zurigo, Comitato 25 Aprile, Laboratorio per la sinistra, Ecap, Acli Zurigo, Comites di Zurigo, Consiglio Generale Italiani all’estero (CGIE). Media partner: Corriere degli Italiani, italoBlogger e Radio Lora.