Nel 2025 ricorrono i 40 anni dalla firma dell’Accordo di Schengen, un passo storico che ha trasformato l’Europa in un continente senza confini interni, fondato su fiducia reciproca, cooperazione e libertà di movimento. Un traguardo che ha migliorato la vita di milioni di cittadini, agevolato gli scambi commerciali e favorito il dialogo culturale tra le nazioni.
I CONTROLLI ALLE FRONTIERE
Oggi, tuttavia, i valori cardine di Schengen sono messi alla prova. Il ritorno ai controlli alle frontiere interne – in particolare tra Germania, Francia e Lussemburgo – rischia di compromettere una delle conquiste più significative dell’integrazione europea. Le conseguenze sono concrete: rallentamenti, disagi burocratici e limitazioni alla libera circolazione colpiscono quotidianamente chi vive, lavora e contribuisce al tessuto transfrontaliero europeo.
COLPITA LA REGIONE SAAR-LOR-LUX
Particolarmente colpita è la Grande Regione Saar-Lor-Lux, dove circa 150.000 pendolari attraversano quotidianamente i confini per motivi professionali. I controlli stanno generando ritardi sistematici nel traffico pendolare e danni economici tangibili, soprattutto nei settori del commercio e dei servizi. Una regione che rappresenta un laboratorio vivente dell’Europa senza frontiere sta pagando il prezzo di politiche che negano quella visione.
LO SPIRITO ORIGINARIO DI SCHENGEN
Il mio desiderio personale è che l’Europa possa ritrovare lo spirito originario di Schengen: un’Europa aperta, solidale e connessa, in grado di coniugare sicurezza con libertà, e diritti con responsabilità. Schengen non è stato un privilegio, ma una conquista che ha cambiato le nostre vite.
Vorrei che si potesse tornare a quei giorni felici, in cui attraversare i confini significava sentirsi più vicini, non più lontani.
- Presidente del Comites Saarbrucken